In Italia 16.000 nuovi celiaci. Casi più numerosi in Lombardia, Lazio e Campania

22 gennaio 2018 - Danilo Massa

Sono quasi 200mila gli italiani affetti da celiachia. A dirlo sono i dati del Ministero della salute relativi all’anno 2016, che evidenziano un trend in crescita ovunque in Italia. La celiachia – che i lettori di GlutenZero ben conoscono – è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue causata dall’ingestione di glutine. Negli ultimi anni i casi diagnosticati hanno evidenziato generalemente un aumento della popolazione celiaca, ma l’incremento del 2016 rappresenta un’ultriore accelerazione in tal senso. Rispetto all’anno precedente, infatti, si contano quasi 16mila celiaci in più, portando la popolazione compessiva a 198.427 persone celiache (nel 2015 erano 182.858 e nel 2014 172.197). La malattia è più presente nelle donne (138.902) che negli uomini (59.525).

Soggetti a rischio

Secondo il Ministero della salute, il nuovo protocollo di diagnosi (meno invasivo, almeno all’inizio) ha favorito un aumento degli screening – 5mila in più rispetto all’anno precedente – e quindi l’estensione della popolazione celiaca nota. Probabile che abbia concorso a questo obiettivo anche un’intensa campagna di sensibilizzazione. Un lavoro importante, ma che lascia ancora scoperte – secondo stime dello stesso dicastero – 408mila persone: tanti sarebbero i celiaci ancora non diagnosticati. La celiachia è una malattia in cui è rilevante il fattore dell’ereditarietà, dato che, se normalmente una persona ha una possibilità su 100 di soffrire di questa infiammazione cronica, per un parente di primo grado di un celiaco la percentuale sale al 15%. Per questo motivo, le persone che dovrebbero sottoporsi ad eseme sono prima di tutto i parenti di primo grado dei celiaci. A ricordarlo al Corriere della Sera è Marco Silano, direttore del Reparto alimentazione, nutrizione e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, che aggiunge che

“I test vanno eseguiti indipendentemente dalla presenza di sintomi anche in chi ha una patologia autoimmune di altro tipo, dal diabete di tipo 1 alla tiroidite autoimmune, perché la celiachia spesso vi si associa; infine, sì agli esami in persone con patologie genetiche come la sindrome di Down o la sindrome di Turner, in cui l’intolleranza al glutine è più frequente. Per tutti gli altri, i test vanno presi in considerazione solo se ci sono i sintomi”.

Le regioni “più celiache”

Le regioni in cui nel 2016 si sono diagnosticati più casi nuovi sono Lombardia (+5.499 diagnosi), Lazio (+1.548) ed Emilia Romagna (+1.217); il che ha leggermente modificato il “podio” delle aree con più celiaci dato che la Campania è oggi la terza – non più la seconda – regione per popolazione celiaca. In termini assoluti la regione con più celiaci resta la Lombardia (37.907), seguita da Lazio (19.325) e Campania (18.720). Nel dettaglio:

  1. Lombardia (37.907),
  2. Lazio (19.325),
  3. Campania (18.720),
  4. Emilia Romagna (16.020),
  5. Toscana (15.351),
  6. Sicilia (14.880),
  7. Piemonte (13.153),
  8. Veneto (12.314),
  9. Puglia (11.866),
  10. Sardegna (6.783),
  11. Calabria (5.885),
  12. Liguria (4.953),
  13. Abruzzo (4.875),
  14. Marche (3.460),
  15. Friuli-Venezia Giulia (3.411),
  16. Umbria (3.025),
  17. P.A. Trento (2.151),
  18. P.A. Bolzano (1.477),
  19. Basilicata (1.461),
  20. Molise (910),
  21. Valle d’Aosta (500).

In termini percentuali sulla popolazione residente, le prime regioni sono Toscana e Sardegna (0,41%), seguite dalla Provincia autonoma di Trento (0,40%). Le regioni in cui si stima una maggiore popolazione celiaca non ancora diagnositicata sono Lombardia, Campania e Lazio, nelle quali mancherebbero all’appello dello screening, rispettivamente, 62.285, 39.671 e 39.656 persone.

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